frustrazione-aggressività

Frustrazione – Aggressività

Introduzione

Definiamo frustrazione lo stato in cui si viene a trovare un organismo quando la soddisfazione dei suoi bisogni viene ostacolata. L’impedimento può essere sia permanente sia temporaneo.

Sin dalla nascita il bambino è esposto ad una lenta ed oculata somministrazione di frustrazioni da parte dei genitori. Questi dovranno cercare di somministrarle in modo tollerabile. La madre, con la quale il bambino realizza la prima elementare forma di vita sociale, rappresenta, nella fase iniziale dell’esistenza, la fonte principale da cui proviene sia la frustrazione sia la gratificazione dei bisogni.

L’aggressività invece è un comportamento messo in atto intenzionalmente con l’intenzione di provocare danno o dolore ad altri.

Teoria della frustrazione e aggressività (Dollard e Miller)

La teoria di Dollard e Miller prende in considerazione il rapporto tra frustrazione e aggressività.

Secondo gli autori infatti, la frustrazione determina sempre aggressività e l’aggressività è sempre conseguenza della frustrazione.

Non sempre le azioni aggressive si manifestano in maniera esplicita e direttamente osservabile, poiché le regole del vivere sociale spesso costringono l’individuo a inibire le azioni aggressive che non verrebbero accettate dalla società. Le azioni aggressive in questo caso però non vengono annullate: esse possono essere momentaneamente ritardate, oppure possono manifestarsi sotto forma mascherata, oppure possono essere dislocate su altri oggetti.

L’aggressività può essere spostata su oggetti diversi rispetto a quelli verso cui l’aggressività era orientata quando l’ostacolo frustrante non può essere attaccato un rimorso perché non è accessibile o è troppo pericoloso, o perché l’individuo è inibito dalle regole sociali.

L’autoaggressività invece si manifesta quando il soggetto considera se stesso l’agente frustrante o quando l’aggressività è inibita dal soggetto invece che da cause esterne.

Il livello della condotta aggressiva dipende dalla rilevanza della frustrazione, e anche dalla punizione che il soggetto si attende in seguito a quella condotta aggressiva.

Infine, ogni atto aggressivo porta a una catarsi che riduce la probabilità di nuove manifestazioni aggressive.

Metodi

Sono stati strutturati degli strumenti che consentono di misurare le modalità di reazione alla frustrazione. Il Picture Frustation Study (Rosenzweig) è uno strumento semi- proiettivo che si basa sul presupposto che il soggetto si identifichi con il personaggio frustrato rappresentato nelle vignette e proietti nelle risposte l’atteggiamento che metterebbe in atto in quelle situazioni frustranti analoga.

Applicazioni

Gli studi sulla frustrazione sono stati effettuati per lo più nell’età infantile, perché le proibizioni e le dilazioni fanno parte del normale processo evolutivo e perché nel bambino le reazioni alla frustrazione sono di tipo più esplicito ed immediato rispetto all’adulto.

Inoltre le esperienze frustranti fatte dal bambino hanno effetti che possono  prolungarsi nel tempo e possono modellare in modo permanente il comportamento e la personalità dell’individuo.

In ambito clinico e terapeutico, la valutazione del grado di tolleranza alla frustrazione è utile per valutare la capacità di adattamento all’ambiente circostante e per valutare quale tipo di trattamento sia più indicato: Persone con una buona dose di tolleranza alla frustrazione potranno ottenere maggiori vantaggi da approcci di tipo espressivo, mentre per persone con bassa tolleranza sono più indicati approcci di tipo supportivo.

Nei disturbi psicopatologici di personalità, la tolleranza alla frustrazione è tanto ridotta quanto maggiore è il disturbo.

In alcuni casi risulta utile il trattamento della frustrazione in contesti di gruppo poiché confrontandosi con persone con problematiche analoghe, l’individuo potrebbe apprendere modalità nuove di affrontare la frustrazione.

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