Memoria

MEMORIA

DEFINIZIONE: La memoria è un processo di tipo attivo che consiste di tre distinti momenti:

  1. Una prima fase di codifica, in cui l’informazione recepita viene tradotta in una rappresentazione interna registrabile in memoria
  2. Una fase di immagazzinamento, durante la quale l’informazione viene immagazzinata in memoria
  3. Infine la fase del recupero, in cui l’informazione archiviata in memoria riemerge alla coscienza

TEORIE:

Nel corso del tempo si sono sviluppati diversi approcci per cercare di spiegare le leggi e i meccanismi della memoria.

STUDI IN AMBITO ASSOCIAZIONISTA (EBBINGHAUS): questo è l’approccio più antico. Secondo questo tipo d’approccio il meccanismo della memorizzazione consiste nella associazione di idee o sensazioni che si verificano contiguamente una all’altra nel tempo.

L’associazione è un meccanismo elementare che non richiede per operare né un intervento attivo da parte dell’individuo né risorse intellettive particolari.

Alla fine dell’800 Ebbinghaus studiò la memoria da un punto di vista associazionista in esperimenti di laboratorio rigorosi, basati sulla memorizzazione di sillabe senza senso. Egli scelse questo tipo di stimolo, ideando un’enorme serie di trigrammi (consonante- vocale- consonante) privi di senso. Ricavò da queste ricerche dei dati sulla memoria che sono validi ancora oggi. Uno dei più interessanti riguarda la curva dell’oblio: una volta memorizzata una serie di stimoli, la ripetizione presenta un numero di errori crescente e a distanza di circa un giorno solo il 30% di una lista è ricordato.

La curva della ritenzione: alla prima o seconda ripetizione dell’elenco la memorizzazione è modesta, e poi aumenta con le successive ripetizioni.

BARTLETT (POSIZIONE STRUTTURALISTA): Non considera la memorizzazione come un processo passivo ma, al contrario, come l’impiego di strategie attive per elaborare una costruzione .

Lo stimolo in arrivo viene integrato con la traccia delle esperienze passate del soggetto: ogni individuo registra un evento “a modo suo” e il ricordo non è mai una riproduzione esatta dello stimolo, bensì una sua ricostruzione di tipo attivo.

Bartlett ha studiato la memoria usando come stimoli racconti e figure.

Egli ha osservato il verificarsi di alcuni processi di trasformazione attiva del ricordo rispetto al dato di partenza, i principali sono: omissione dei dettagli, razionalizzazione (in modo da rendere la storia più coerente e chiara, anche con l’introduzione di elementi nuovi che fanno da connessione), alterazioni di ordine e di rilievo (in genere in rapporto alla esperienze passate del soggetto). Questi fenomeni indicano che la memoria è un processo di tipo attivo e ricostruttivo.

Inoltre si osservano anche distorsioni di tipo affettivo e emozionale che sono all’opera spesso nel caso della testimonianza oculare: è stato dimostrato che persone testimoni dello stesso fatto possono fornire resoconti diversi.

Applicazioni specifiche della teoria di Bartlett: nella psicologia della testimonianza giuridica (vedi applicazioni specificate nel tema “Memoria ed emozioni”)

TEORIE RECENTI:

(le quali fanno tutte parte dell’approccio cognitivista allo studio della memoria)

ATKINSON E SHIFFRIN: APPROCCIO DELL’ELABORAZIONE DELL’INFORMAZIONE

Nel 1968 Atkinson e Shiffrin presentarono un loro modello sulla memoria che è diventato tra i più popolari ed è attualmente accreditato.

Viene affermata una nuova concezione della memoria, vista come funzione mentale attiva.

La memoria viene studiata operando una analogia tra la mente umana e un calcolatore elettronico. Da ciò deriva la concezione dell’uomo come elaboratore attivo di informazioni.

Il modello prevede 3 stadi corrispondenti a 3 magazzini di memoria:

  1. Registro sensoriale, che cattura l’informazione in entrata, proveniente dall’esterno, e la trattiene per brevissimo tempo
  2. Dai registri sensoriali l’informazione viene inviata alla memoria a breve termine, che la recepisce attraverso i processi dell’attenzione. La memoria a breve termine è un magazzino a capacità limitata, che trattiene l’informazione per breve tempi (massimo per 30 secondi)
  3. Infine l’informazione viene trasferita a un altro magazzino (memoria a lungo termine), che ha capacità illimitata e qui l’informazione viene archiviata in maniera permanente

Infine nel modello si fa riferimento a componenti strutturali e di controllo.

Componenti strutturali: sono i 3 magazzini di memoria

Processi di controllo: tutte le operazioni che vengono svolte consapevolmente per favorire il passaggio dell’info dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine. Si tratta in sostanza di strategie per l’apprendimento tra le quali ricordiamo : la reiterazione, la categorizzazione, l’immaginazione.

MODELLO DELLA MEMORIA DI LAVORO (Baddeley, 1974)

La memoria di lavoro è un sistema in cui vengono mantenute temporaneamente delle informazioni mentre contemporaneamente si svolgono dei compiti di ragionamento, decisione, comprensione..

In sostanza la memoria di lavoro fornisce il sostegno cognitivo necessario per poter svolgere prove che coinvolgono l’immagazzinamento a breve termine di svariate informazioni.

La memoria di lavoro è’ formata da:

-un sistema esecutivo centrale, che svolge soprattutto i compiti cognitivi di ragionamento, decisione.. e inoltre svolge la funzione di supervisore nei confronti di due sottosistemi, i quali sono:

– il processo articolatorio (coinvolto nell’immagazzinamento e elaborazione di materiale fonologico)

  • il magazzino visuospaziale (coinvolto nell’ immagazzinamento e elaborazione di materiale visuo- spaziale)

Recentemente (2000) Baddeley ha aggiunto una quarta componente: buffer episodico, con funzioni integrative che collega e integra le informazioni attraverso i vari domini (visivo, spaziale, verbale); inoltre, avrebbe importanti collegamenti con la memoria a lungo termine. Secondo Baddeley, il buffer episodico avrebbe a che fare direttamente con la conoscenza, essendo capace di memorizzare episodi integrando le informazioni provenienti da una varietà di fonti, modificandole e manipolandole.

MODELLO DELLA MEMORIA DICHIARATIVA E PROCEDURALE (Tulving)

Tulving (1972) ha proposto una distinzione tra:

  • Memoria dichiarativa: insieme di conoscenze che permettono di definire gli eventi sotto forma di proposizione.

A sua volta suddivisa in: episodica e semantica

-memoria episodica: comprende ricordi di esperienze vissute, ricordi della propria esistenza,  è contraddistinta da chiari riferimenti spazio-temporali e autoreferente

-memoria semantica: esprime le nostre conoscenze sul mondo. È più rigida e cristallizzata, impersonale, priva di riferimenti spazio-temporali

I due sistemi di memoria sono indipendenti l’uno dall’altro.

  • Memoria procedurale: riguarda tutte le conoscenze che possediamo su come si svolgono particolari attività, senza essere necessariamente consapevoli di come e quando le abbiamo apprese.

METODI :

  • Span di cifre e span di parole bisillabiche, in cui il soggetto deve riprodurre sequenze di cifre o parole nell’esatto ordine in cui sono presentate (valuta la memoria a breve termine e la memoria di lavoro)
  • il test di Corsi (il soggetto deve riprodurre sequenze di cubetti rispettando l’ordine di presentazione)
  • Figura complessa di Rey  : per valutare l’apprendimento di nuovo materiale
  • il Wechsler Memory Scale, che dà un indice globale dell’efficienza mnestica

APPLICAZIONI

La memoria è una funzione che risulta fondamentale in vari ambiti.

Ad esempio risulta importantissima nell’ambito scolastico, per consentire e favorire l’apprendimento.

Molti lamentano di avere una scarsa memoria, tuttavia la memoria è una funzione che può essere migliorata, nel senso di un suo uso più efficiente.

La memoria essere ottimizzata attraverso le mnemotecniche.

Tra queste si distingue tra le tecniche e i sistemi.

  • Tecniche: consentono l’apprendimento di materiali precisi e non possono essere estese a compiti diversi da quelli a cui vengono destinate
  • Sistemi: sono mnemotecniche più complesse e elaborate, per cui possono essere usati anche con prove e materiali molto diversi tra loro

Le mnemotecniche possono essere di tipo verbale o visivo:

  • Verbali : rime, acronimi, acrostici, associazione con parole chiave
  • Visivi: storie e associazioni visive, mnemotecnica dei loci (creare un’immagine interattiva tra gli item da memorizzare e dei luoghi scelti e memorizzati).

– La memoria risulta importante anche nell’ambito della psicologia dell’invecchiamento. Infatti alcune patologie dell’anziano sono caratterizzate da disturbi della memoria, come il morbo di Alzheimer. La perdita di memoria in tale patologia influenza in molti modi la vita di ogni giorno, poiché crea problemi di comunicazione, di sicurezza e di disorientamento. I malati di Alzheimer non hanno difficoltà a ricordare eventi del passato ma possono dimenticare cose successe cinque minuti prima. Questo interferisce con la vita di ogni giorno.

Anche nel caso del morbo di Alzheimer e degli anziani è possibile utilizzare le mnemotecniche per ottimizzare la memoria deficitaria negli anziani (vedi parte precedente relativa alle mnemotecniche)

-In ambito neuropsicologico: le amnesie

L’amnesia è un disturbo della memoria caratterizzato dall’incapacità di rievocare le esperienze passate e di acquisire nuove informazioni.

.L’amnesia retrograda è un deficit nella capacità di rievocare le esperienze passate. Quando il disturbo di memoria è insorto a causa di un trauma, c’è la difficoltà a ricordare eventi accaduti prima della lesione.

-L’amnesia anterograda: incapacità di acquisire nuove informazioni.

Applicazioni specifiche per il modello della memoria di lavoro:

La memoria di lavoro risulta fondamentale nel contesto scolastico. Infatti è stato ampiamente dimostrato che un deficit della memoria di lavoro compromette l’apprendimento scolastico, poiché attività come la risoluzione dei problemi aritmetici, la comprensione del testo e la manipolazione dell’informazione dipendono dalla memoria di lavoro.

Inoltre un deficit della memoria di lavoro è presente nei soggetti affetti da ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), caratterizzato da sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività, uno dei disturbi del comportamento più comuni tra i bambini.

I soggetti affetti da ADHD mostrano prestazioni  significativamente più scarse nei compiti che richiedono il mantenimento e la manipolazione delle informazioni. E’ anche possibile ipotizzare che rispetto ai bambini con ADHD le difficoltà scolastiche possano essere anche attribuite a una difficoltà nel funzionamento della memoria di lavoro, piuttosto che esclusivamente alla diretta conseguenza dei problemi comportamentali.

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